“La Sorrento di Francisco” è l’ultimo libro di Cecilia Coppola, edito dal magazine di informazione turistica Surrentum per festeggiare i trent’anni dalla fondazione del giornale diretto da Antonino Siniscalchi, realizzato da Antonino Fiorentino e Mariano Russo e stampato dalla Tipografia La Sorrentina di Gaetano Ercolano. Il volume, corredato dai disegni degli studenti del Liceo artistico Francesco Grandi, verrà presentato sabato 10 dicembre alle ore 10 nell’aula magna della sede del Liceo Grandi. In questo libro, Cecilia Coppola ha condotto una attenta ricerca, sulle tracce di Francisco, pescatore originario di Marina Grande, emigrato alla fine dell’Ottocento in Argentina sulle rive del Paranà. La pubblicazione, introdotta dal direttore di Surrentum, Antonino Siniscalchi, è arricchita dagli interventi della dirigente del Liceo scientifico Salvemini e del Liceo artistico Grandi, Patrizia Fiorentino, e dalla dirigente dell’Istituto nautico Bixio do Piano di Sorrento, Giuseppina Ferriello.

Di seguito, la prefazione, di Antonino Siniscalchi
Un uomo e la sua terra d’origine, il pescatore Francisco e la penisola sorrentina. È il filo conduttore seguito da Cecilia Coppola che, attraverso la ricostruzione della storia di un giovane di Marina Grande, emigrato alla fine dell’Ottocento in Argentina sulle rive del Paranà, fa uscire il pescatore Francisco dai veli della leggenda e lo proietta nella realtà. Prima nella realtà della sua esistenza personale, poi in quella della sua terra d’origine e, infine, in quella dei luoghi lontani nei quali scelse di trasferirsi.
Dal mito alla storia, dalla leggenda di un pescatore alla ricostruzione della sua vita e della cultura della sua gente. Alla fine Cecilia Coppola dimostra che Francisco è un personaggio con una precisa identità, vissuto tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, con tanti tratti caratteristici della sua generazione. Stavolta la storia della penisola sorrentina e delle emigrazioni dei suoi figli in Argentina, non viene raccontata attraverso vicende di una massa di persone senza nome oppure seguendo il filo conduttore, più semplice, di protagonisti più famosi dell’umile pescatore di Marina Grande.
L’Autrice, attraverso Francisco, rende omaggio nella maniera più genuina alle tradizioni della Costiera, terra di mare dove si sono susseguite nei secoli tantissime generazioni di pescatori e navigatori, di armatori e maestri d’ascia che realizzavano imbarcazioni artigianali uniche. Di quelle tradizioni viene rinnovata la ricchezza di valori che sfidano il tempo per restare patrimonio di un popolo.
Il metodo seguito in questo libro è ineccepibile perché la storia è inchiesta, attività rivolta alla ricerca e alla scoperta di documenti con i quali si possano raccontare i fatti quotidiani che, nel corso dei secoli, diventano le vicende di una terra e di un popolo. Nulla cambia che si parta dall’idea di condurre un’inchiesta approfondendo i grandi avvenimenti nel loro complesso oppure dall’idea di ripercorrere la vita di una persona che è rimasta nel ricordo “mitico” di una comunità.
L’Autrice ha scelto la seconda via e ha affrontato la sua sfida tra interviste e documenti raccolti tra Sorrento (in particolare a Marina Grande), nei luoghi dove Francisco iniziò a coltivare la sua passione per il mare e la pesca, e il Sud America. Prima di questo libro, Francisco era un mito. Ora è un uomo di cui è stata dimostrata l’esistenza in maniera più precisa, luogo e data di nascita nell’anno 1866, i nomi dei genitori, il suo viaggio in Argentina e la volontà (realizzata al momento di ripartire con una nave per tornare nella terra d’origine) di restare sulle sponde del Paranà. Quelle sponde che, dopo averle conosciute da emigrante, diventano la sua terra elettiva in cui diventa “comunicatore” di tante cose belle dei luoghi dai quali è partito: dalla passione per il mare alle canzoni più belle, dall’abilità nella pesca alla forza di affrontare la vita quotidiana per rivedere con gioia ogni giorno l’azzurro del cielo e dell’acqua salata. Francisco diventa il simbolo di una realtà storica che, persino prima e dopo la seconda guerra mondiale, vedeva partire da Marina Grande verso l’Argentina, il 50 per cento dei pescatori locali per cercare pane e lavoro.
Le piccole passioni quotidiane di Francisco segnano un’epoca. I suoi giorni di ragazzino divisi tra la famiglia, l’avviamento precoce alla pesca, la sua frequentazione assidua della chiesetta costruita dai pescatori, riuniti nella Confraternita di San Giovanni in Fontibus, in onore di Sant’Anna, protettrice del borgo di Marina Grande. Poi, la svolta, da pescatore a navigante, con il suo imbarcò da mozzo su un brigantino diretto verso il Sud America. E la storia di un singolo pescatore-navigante si articola avendo sullo sfondo tante altre cose legate al mare, come le tradizioni dei cantieri navali di Marina Cassano a Piano di Sorrento e Marina di Alimuri a Meta, dove la sapienza dei maestri d’ascia (che tuttora resiste nei cantieri di Aprea Mare e dei Fratelli Aprea tra Marina Grande, il porto di Marina di Stabia a Castellammare e Rovigliano a Torre Annunziata) realizzava velieri di alta qualità artigianale. Ma Francisco aveva dentro qualcosa di più: lo spirito del pioniere. Fu questa la molla che lo spinse a risalire la riva del Paranà e a fondare un villaggio di pescatori che, in suo onore fu chiamato Sorrento dalla stesse autorità locali. Inutile dire che l’unica attività produttiva sulla Sorrento del Paranà, grazie a lui, era la pesca che aveva il suo mercato lungo le strade della città di Rosario di Santa Fè. È suggestivo pensare, tuttora, che Francisco, detto senza offendere Garibaldi, sia stato un piccolo “eroe due mondi” tra l’Italia e il Sud America: beninteso, un eroe umile, un eroe della vita quotidiana, oscuro rappresentante di una tradizione di gente di mare che esportò dalla terra d’origine in Argentina tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.
Mi fermo qui perché tutti i particolari sulla storia di Francisco è giusto gustarli in presa diretta attraverso la lettura delle pagine di Cecilia Coppola. Un lavoro di ricerca che, detto senza enfasi, lega il passato al presente e lascia una finestra al futuro. Di Francisco era rimasto un ricordo sbiadito dal tempo e limitato ad un ambito ristretto.
L’Autrice ne ha fatto un personaggio storico accertando la sua reale esistenza e portandolo fuori dall’alone di nebbia che s’accompagna alle leggende. E dalla storia di un umile pescatore tutti dobbiamo apprendere. A cominciare dai giovani studenti che Cecilia Coppola ha voluto coinvolgere nelle illustrazioni a corredo della sua opera. Attraverso Francisco, frammenti di storia della penisola sorrentina e della sua realtà marinaresca, sono stati documentati e condotti sulle orme di un uomo, un umile pescatore. In questo libro, la gente della Costiera può riscoprire le sue radici. Qualcosa di Francisco, simbolo di tante generazioni del passato, è certamente rimasto in penisola sorrentina. Grazie a Francisco, grazie a Cecilia e al suo libro, l’invito a coltivare sentimenti consapevoli delle proprie radice per amare di più la terra d’origine.