Ieri sera, su invito del direttore del Cmea Sorrento, Giovanni Fiorentino, ho moderato l’incontro di presentazione del volume “Geoaffetti. Narrare la nostra terra”, curato della semiologa Bianca Terracciano.

Ieri sera, su invito del direttore del Cmea Sorrento, Giovanni Fiorentino, ho moderato l’incontro di presentazione del volume “Geoaffetti. Narrare la nostra terra”, curato della semiologa Bianca Terracciano.
Un’operazione culturale avviata all’indomani di due eventi disastrosi che hanno colpito la provincia di Napoli la scorsa estate: il lungo incendio dell’area vesuviana e il terremoto di Ischia. Che diventano occasioni di riflessione sul futuro della penisola sorrentina, osservatorio privilegiato degli eventi nella sua vicinanza geografica e affinità turistica.
Terra di scienza, poesia, tradizioni, artigianato e cultura. Ma anche di identità in bilico, come sottolineato dall’oceanografo Giancarlo Spezie e dal giornalista Antonino Pane, intervenuti al dibattito.
I percorsi del libro si snodano tra le testimonianze del caporedattore de Il Fatto Quotidiano, Antonello Caporale, del maestro artigiano Marcello Aversa, del climatologo Giorgio Budillon, dello chef stellato Giuseppe Aversa, del geologo Domenico Guida e dell’antropologo Giovanni Gugg.
E proseguono con saggi, interviste, una poesia ed un racconto, e ancora immagini, fotografie e illustrazioni: veri e propri sedimenti culturali con contributi di Effetto Placebo, Natale De Gregorio, Arturo Gargiulo, Peppe Marulo, Mariella Nica.
Un viaggio tra la geografia e la geologia delle emozioni – per risvegliare “geoaffetti” – nel sottosuolo di storie e narrazioni di un’area indefinita, almeno nell’immaginario collettivo, che è la terra delle sirene.

(foto Michele Iaccarino)