Ieri sera sono andato a vedere Napoli Velata.
Un viaggio stordito e abbagliato, teatrale e barocco, a metà tra telenovela e Hitchcock.
Tornato a casa mi sono addormentato, contando le scale di palazzo Mannajuolo.
Mi hanno svegliato le voci di una tombola vajassa, di una grossa grassa Sibilla in trance, di Peppe Barra che mi dava dei numeri da giocare al lotto, che ho puntualmente dimenticato.
I gemiti di Giovanna Mezzogiorno, che si dimenava posseduta dai suoi fantasmi.
La danza di Isabella Ferrari che ballava sulle note di Sapore di sale, indossando una maschera. Subacquea.
Il sipario sulla figliata del femminiello che dava alla luce due gemelli, ma uno era solo l’amico immaginario dell’altro.
Sono confuso.
Ed è solo lunedì.